Spiegazioni della confindustria su evasione:stiamo indietro

Il presidente Mattarella capisce che gli italiani hanno bisogno di qualcuno da incolpare perchè le cose vanno male. Siccome l'inefficienza della macchina pubblica e l'europa sono tabu', se l'è presa , nel discorso di fine anno coi fantomatici "evasori", una sorta di moderni untori, responsabili delle disgrazie del Paese. Vabbè, in nome della coesione sociale, potremmo accettare questo e altro, anche se chi non è tassato attraverso organizzazioni, pur evadendo, dichiara molto più di quanto la macchina pubblica, in proporzione, sia presente sulle basi imponibili non determinate attraverso le organizzazioni. L'azione complessiva della macchina pubblica dipende però da come la pubblica opinione percepisce la determinazione dei tributi. Se la pubblica opinione e le classi dirigenti sono confuse, sulla funzione istituzionale di determinazione dei tributi, devono essere confuse anche la Guardia di Finanza, le procure della repubblica, l'agenzia delle entrate, equitalia e la corte di cassazione, per non dire delle commissioni tributarie, dei professionisti e degli altri operatori del settore. La funzione istituzionale di determinazione dei tributi  non può andare a posto a pezzettini, ma va capita e spiegata nel suo insieme. Quando quadrerà il tutto, quadreranno per forza anche le parti e in questo senso fa un pò disperare il rapporto del centro studi confindustria del 16 dicembre 2015, che mette in fila tutti i luoghi comuni sulle cause dell'evasione. Si comincia dalla negativa percezione della qualità dei servizi pubblici (verrebbero percepiti positivamente solo da dipendenti e pensionati?), lo scarso senso civico (cioè il tormentone dell'onestà e disonestà), le aliquote troppo elevate, il patto politico con "gli evasori" etc.. Solo mezza paginetta, senza una precisa adesione, è riservata alla spiegazione vera, cioè alla diversa determinabilità della ricchezza, a seconda che sia prodotta attraverso "organizzazioni" oppure attraverso "lavoratori indipendenti". Se neppure le aziende sanno valorizzare il ruolo delle aziende nelal determinazione dei tributi, e il presidente della repubblica nel criticare l'evasione fa riferimento proprio a quel documento, senza accorgersi di dire quello che avevano detto tanti suoi predecessori, allora stiamo freschi. Quos perdere vult deus dementat. Il fisco, come tutto il resto, puzza dalla testa e con questo non mi riferisco alla politica. Ma all'opinione pubblica che non ha capito, e a studiosi sociali che avrebberp dovuto spiegare. La nostra scarsa competitività nella determinazione dei tributi deriva proprio da una arretratezza della relativa spiegazione d'insieme e dall'inadeguatezza della pubblica opinione a svolgere un minimo di controllo sociale sul relativo funzionamento.

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