La fuorviante spiegazione dell'evasione fiscale in termini di onestà e disonestà, anzichè di "richiesta delle imposte" e di rigidità aziendale, è un oggettivo fattore di arbitrio nella gestione dei rapporti fiscali. Perchè tutti quelli che ne hanno la possibilità , chi più chi meno a seconda delle occasioni, omettono di registrare qualcosa ai fini  tributari. Quello che fa la differenza non è l'onestà, ma la possibilità, e del resto "da buoni  consigli chi non può più dare cattivo esempio" mentre chi nasconde ricchezza al fisco si regola sulla possibilità di farlo, Ora anche i ladri  si regolano in base alla possibilità di rubare facilmente, e del rapporto tra evasori e ladri ci siamo  già occupati, Qui vogliamo dire solo  che se si prende come benchmark, punto di riferimento, il cud dell'impiegato  di banca, senza altri redditi, allora tutti gli operatori economici che lavorano con consumatori finali sono un pò ladri. Perchè è ragionevolmente da escludere che ci siano degli  autonomi che operano con consumatori finali che davvero dichiarano il cento  per cento. basta scorrere le statistiche e la distribuzione delle dichiarazioni, o girare per strada, per rendersi conto che l'autonomo preoccupato  di dichiarare davvero tutto è una figura mitologica, come il Minotauro o Polifemo. Anche qui si  vede che , come tutti i concetti delle scienze sociali, anche l'onestà è una categoria relativa..perchè tutti i valori sono relativi. Dipende dalle occasioni  e dalle valutazioni....Quanto restituirebbero un portafogli trovato per terra,a meno che il sottile piacere dell'onestà non travolgesse quello delle banconote avute gratis? L'onestà conta , ma non conta tra una categoria e l'altra, come cercano di fare i sindacalisti quando accreditano (comprensibile è il loro mestiere) la figura del dipendente onesto, e del commerciante disonesto. Conta piuttosto  all'interno della categoria , e mi  sembra fortemente sostenibile che il parrucchiere, o l'elettrauto, che incassa centomila euro e ne dichiara sessantamila, rispetto all'insieme delle statistiche dei redditi della sua categoria sia "onesto" perchè evade relativamente poco. E' una concezione gradualistica , e non manichea, dell'onestà. Se invece passa la concezione manichea dell'evasore, come tipo umano, allora tutti gli operatori economici sono evasori, e le autorità fiscali sono investite di un potere inquisitoriale, sostanzialmente arbitrario. Chi si mantiene su una buona soglia di credibilità, come il nostro elettrauto di prima, meriterebbe un monumento rispetto all'elettrauto che incassa sempre centomila euro e ne dichiara quindicimila. Invece è esposto alla contestazione anche lui. E' anche lui sotto ricatto, come è sotto ricatto l'apparato produttivo , la grande azienda , che è l'esattore del fisco, però sconta l'inferno del dichiarato. Le autorità fiscali  periferiche hanno  un potere enorme sostanzialmente incontrollato, perchè dove pescano pescano bene, la schizofrenia sociale ne avalla qualsiasi comportamento. Perchè stanno "lottando contro l'evasione" mentre al paese non serve la lotta all'evasione, ma la richiesta delle imposte, perchè la lotta all'evasione è episodica, tiene sotto schiaffo, ma non si fa vedere. La richiesta delle imposte è diffusa sul territorio, si rimbocca le maniche, e non ha bisogno di banche dati, spesometri, e analisi fiscali, perchè non sfrutta neppure l'elemento più intuitivo, cioè il confronto tra dichiarazioni fiscali e caratteristiche fisiche delle attività economiche. Non servono le banche dati, ma basta una passeggiata, solo che tutto è bloccato dal preconcetto secondo cui i redditi evasi andrebbero determinati con la stessa precisione contabile di quelli determinati dalle aziende. E su questo equivoco, innescato dalla dottrina,  casca l'asino, e non si sa più gestire la categoria concettuale della credibilità, che è quella anche socialmente determinante per la tassazione degli "autonomi".

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