Un articolo di Alberto Zanardi sul sole 24 ore di oggi 15 giugno 2013 può essere sintetizzato nel titolo "meglio abbassare l'Irpef" di aumentare l'IVA oppure -ovviamente - eliminare l'IMU da tutte le prime case indistintamente. Ovviamente, l'articolo di Alberto parla di contenuti, non è il solito sproloquio che ci  dice in modo contorto quello che sapevamo già, però passa dal terreno tributario a quello delle sovvenzioni. Alberto propone infatti di concentrare la manovra agevolativa "sugli incapienti, che peraltro, data la loro forte

propensione ai consumi, potrebbero favorire la ripresa della domanda aggregata.
Si dovrebbe allora prevedere un meccanismo di imposta negativa che restituisca
una parte della differenza, se negativa, tra imposta lorda e detrazioni per
carichi di lavoro e di famiglia". Premettiamo che gli incapienti non sono quelli che capiscono poco, ma quelli che non hanno una imposta sufficiente ad assorbire le detrazioni . L'imposta negativa significa "sussidio". L'imposta preleva una quota di ricchezza, ed invece il sussidio la eroga. Con l'imposa negativa si rimborsa un'imposta che nessuno ha mai versato, il che significa erogare un sussidio, veicolato attraverso la dichiarazione dei redditi. L'imposta negativa procede in direzione opposta all'imposta. La ragione per cui le detrazioni non danno luogo al rimborso è che esse "limitano il prelievo", ma non sono "sussidi". Una cosa è "non chiedere", un'altra è "dare". Ciò premesso "imposta negativa" significa "sussidio" , e questo apre una valutazione della ricchezza "in negativo", cioè pone un problema di valutare non già la ricchezza, ma la povertà, ai fini appunto dell'erogazione o meno del sussidio. Siamo sicuri che la dichiarazione dei redditi sia il "driver" giusto per erogare sussidi? Già perchè l'incapiente potrebbe avere una situazione patrimoniale o familiare di tutto rispetto "a latere", e questo dovrebbe quindi far scattare il "riccometro", l'ISEE, quantomano. Cioè apre un problema di ritrosia della pubblica amministrazione a valutare, e l'imbarazzo verso la valutazione della ricchezza, che già percepiamo, sarebbe ingigantito da questa valutazione "della povertà". Oppure lasciamo perdere e eroghiamo l'imposta negativa guardando solo i redditi irpef, ma allora perchè deve prendere il "sussidio automatico" chi ha un modesto reddito irpef e non lo deve prendere chi non ha un reddito affatto? Siamo sempre al solito. Così come le imposte si pagano quando si avverte che un ufficio pubblico va in giro a chiederle, anche i sussidi si erogano quando un cittadino li richiede, e dopo aver adeguatamente valutato. Così come le "imposte positive" pongono un problema di valutazione della ricchezza, le imposte negative pongono un problema di valutazione della povertà.

Ma questo gli economisti non lo capiscono, perchè hanno il background degli scambi, dell'uomo razionale, del dilemma del prigioniero, mentre l'economia pubblica studia le istituzioni, radicate nel consenso politico, e molto più vicine alla razionalità umana che alla sociomatematica. Ma i pubblici uffici non  funzionano con le equazioni, e purtroppo l'economia pubblica è anche, e forse soprattutto, diritto. 

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