Mini iIMU: inciampare su una buccia di banana per un piatto di lenticchie

Sulla fantomatica "mini IMU"  il governo accumula una inutile figuraccia. L'intenzione era corretta, cioè semplicemente quella di negare la copertura (cioè l'indennizzo statale come aumenti di trasferimenti) ai comuni che nel 2013 avevano aumentato l'aliquota. QUesti comuni effettivamente avevano fatto i furbi, sperando di essere indennizzati di  una perdita virtuale di gettito, che non avevano mai avuto. Per il governo non era una questione di gettito, di mancanza di risorse erariali, anche se c'è pure quello, ma una questione di principio sul rapporto autonomie locali/governo centrale:  non andavano cioè assecondati comuni che avevano fatto i furbetti alzando l'aliquota solo per prendere maggiori trasferimenti statali per una perdita "virtuale". Il rapporto tra "finanza statale" e "finanza comunale" è una questione "fiscale" , che ancora non c'entra nulla con chi paga il conto, cioè con l'aspetto "tributario". Una volta che lo stato non indennizza questa perdita virtuale, se la vedano i comuni. Senza alcun bisogno di far resuscitare il fantasma dell'IMU, con una fantomatica "mini imu". Che  all'inizio era priva di riscontri sulla legge di stabilità e persino nei comunicati stampa del governo. C'era semplicemente un buco nelle finanze dei comuni, che è un problema che i comuni hanno varie modalità per risolvere, dagli altri tributi, alle dismissioni, alle (auspicate) riduzioni di spese, ai mutui. Spero  di sbagliarmi, ma dai primi riscontri pare che l'intenzione del  governo non fosse solo di "non coprire" questa piccola differenza, ma di imporre ai comuni in esame una specie di "mini imu", prevista  per tutti i proprietari di prime case. A questi comuni verrebbe quindi imposto di elaborare una procedura di recupero "una tantum", e magari  per poche decine di euro. Ridicolo. Con buona pace dell'autonomia gestionale degli enti locali, che avrebbero potuto trovare, ripetiamo, altre fonti di copertura. La mini imu poteva essere facoltativa, renderla obbligatoria è una clamorosa sciocchezza. Che vanifica, presso cittadini sempre più esasperati,   l'effetto di immagine connesso alla abolizione dell'IMu prima casa, e fa fare una pessima figura di pasticcioni. All'inizio pensavo fosse una trovata della stampa per fare notizia , ma pare che invece l'intenzione del governo sia proprio questa. Cioè quella di fare una brutta figura per niente un pugno di soldi , in quanto parliamo di 2-300 milioni di euro su 4 miliardi di IMU prima casa, mentre il danno di immagine è gravissimo. Sarebbe stato meglio dall'inizio, virilmente, difendere l'IMU e rimodulare le detrazioni sulla prima casa. Invece prima si è sbracato e poi si è fatta una brutta figura. Così adesso siamo sia con meno gettito sia con un impatto negativo di immagine. Bravi!.  La comunicazione, l'effetto di immagine, non risolve tutto in politica, ma senza quello non si va da nessuna parte. 

 

Ecco comunque l'articolo di Gianni Trovati. 

Mini-Imu prima casa, si paga in 2.375 Comuni
Le amministrazioni possono aumentare l'aliquota fino al 5 dicembre - Alla cassa anche chi non ha mai versato

Testo
Suggeriti

Gianni Trovati

MILANO
Sono 2.375 i Comuni nei quali i proprietari di abitazione principale saranno chiamati a pagare una quota dell'Imu residua perché la loro aliquota, nel 2012 o nel 2013, si è alzata rispetto al parametro standard del 4 per mille. L'elenco, però, può allungarsi ulteriormente nei prossimi giorni, perché i Comuni avranno tempo fino al 5 dicembre (e non più fino al 9) per pubblicare le loro delibere e renderle efficaci per il "saldo" 2013, che slitta di un mese dal 16 dicembre al 16 gennaio prossimo: la stessa data entro cui, secondo la legge di stabilità che attende ora l'esame della Camera, andrebbe versata la prima delle quattro rate della Iuc, la nuova imposta che dall'anno prossimo ingloberà Tasi sui servizi e Tari sui rifiuti (oltre all'Imu lontano dall'abitazione principale).
Fra i sindaci che hanno alzato l'aliquota, e che di conseguenza si ritrovano a dover richiamare i proprietari di abitazione principale alla cassa, ci sono praticamente tutte le grandi città: a Milano e a Napoli la richiesta sul l'abitazione principale è salita al 6 per mille, a Genova si è fermata poco sotto, al 5,8 per mille, e a Torino è al 5,75. Per questa ragione, il meccanismo interesserà la maggioranza dei proprietari di abitazione principale, e dovrebbe abbracciare fino a 10 milioni di case.
In gioco, tutto sommato, ci sono importi modesti, e naturalmente variabili a seconda del livello raggiunto dall'aliquota locale. La base di calcolo (come anticipato nei giorni scorsi sul Sole 24 Ore) è data dalla differenza fra l'imposta prodotta dall'aliquota effettiva e quella che si sarebbe determinata con aliquota al 4 per mille. Non tutto l'importo, però, sarà a carico del contribuente, perché il Governo, attraverso l'aumento una tantum di acconti e Ires per banche e assicurazioni, ha trovato le risorse per coprire il 60% della differenza: solo l'altro 40%, quindi, sarà a carico dei contribuenti. Per un bilocale da 70mila euro di valore catastale, per esempio, nelle città che come a Milano hanno alzato la richiesta dal 4 al 6 per mille l'Imu complessiva si alza dagli 80 euro chiesti dal parametro base ai 220 determinati dall'aliquota vera: la differenza, quindi, è di 140 euro, ma solo 56 saranno chiesti al contribuente.
Complice il meccanismo di calcolo, il sistema previsto dal decreto legge per chiudere per sempre la vicenda dell'Imu 2013 chiama alla cassa anche abitazioni che non hanno mai pagato l'imposta, nemmeno quando era pienamente in vigore. È il caso dei tanti contribuenti (cinque milioni in tutta Italia) che vivono in case di valore catastale medio-basso. Per loro, la detrazione fissa da 200 euro (e quella da 50 euro per ogni figlio convivente) era sufficiente ad azzerare l'imposta ad aliquota standard, ma non quella ad aliquota maggiorata. Un appartamento da 50mila euro (secondo il Fisco, naturalmente) non paga nulla al 4 per mille (l'Imu "lorda" sarebbe 200 euro), pari quindi alla detrazione fissa) ma dovrebbe versare 100 euro con l'aliquota al 6 per mille: di questi, 40 euro rimangono da pagare al contribuente, mentre gli altri 60 sono coperti dallo Stato.
Nel suo intervento, il decreto varato dal Governo interviene anche sul calendario degli adempimenti. I Comuni avranno tempo fino al 5 dicembre, e non più fino al 9, per pubblicare sul proprio sito le aliquote 2013, e potranno correggere i propri bilanci fino al 15 dicembre per tener conto del meccanismo delle compensazioni. I termini di versamento per i contribuenti, invece, slittano al 16 gennaio (ma solo per l'abitazione principale: l'appuntamento con il saldo dell'imposta sugli altri immobili rimane al 16 dicembre): a meno che, tra la fine di quest'anno e i primi giorni del prossimo, spunti una copertura finanziaria per evitare anche questo pagamento residuo.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

0
0
0
s2smodern