ErG: è evasione interpretativa o è frode? Non è difficile

Le aziende sono buffe quando finiscono sotto inchiesta. Se nei comunicati stampa della procura e della Gdf si capisce poco, nei loro comunicati stampa si capisce ancora meno. 
Devono essere gli effetti delle inutili riunioni-fiume  coi penalisti , che si preoccupano di tutto e di tutti, e vedono tutto nella cartina di tornasole del processo. fatto sta che nella vicenda di Erg la società è incapace di replicare a notizie tipo "giro di fatture fittizie", facendo un moscissimo comunicato stampa in cui si dice "abbiamo fiducia, siamo sempre stati corretti e bla bla bla". Fuffa. Se è vero che , come presumo, si tratta di "evasione interpretativa" e nessuno ha interposto teste di legno, come il nostro caro ex presidente del consiglio faccia di tolla, allora bisogna dirlo. Bisogna dire che è una questione di transfer pricing, e spiegare che tutto quello che si è fatto ha un "razionale", che sarà fatto presente nelle dovute sedi. Ma ci vuole tanto a dire "non ci sono manipolazioni nella rappresentazione dei fatti e nella relativa documentazione è tutta una questione di inquadramento giuridico di vicende registrate e documentate, nessuna frode". Possibile che i penalisti , sempre tendenti a parlare il meno possibile, non si rendano conto che, una volta condannati sui giornali, è difficile essere assolti in tribunale. Tutto sommato l'ha gestita meglio fastweb, dove Scaglia è andato in galera, ma si è fatto sentire, e poi è stato assolto su una vicenda molto più imbarazzante.  Salvo che la frode ci sia, ma non ci credo....le frodi vere non vengono mai fuori nei controlli di  routine. Comunque, se invece ci fosse davvero una frode, complimenti ai finanzieri! Vedremo come va. 

nchieste. La difesa: «Sempre corretti»
Erg sotto inchiesta per frode fiscale da 900 milioni
Ivan Cimmarusti
Un giro di fatture fasulle per 904 milioni 440mila 824 euro, dietro l'acquisto di petrolio africano da raffinare in Italia. Il big dei carburanti TotalErg finisce nel mirino della Procura della Repubblica di Roma e degli investigatori del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, al comando del colonnello Cosimo Di Gesù. Nel registro degli indagati dei sostituti procuratori Paolo Ielo e Mario Palazzi sono finiti Alessandro Garrone, ex ad di Erg, Luca Bettonte e Claudio Spinaci, entrambi firmatari della dichiarazione fiscale 2010 al centro dell'accertamento, il manager di TotalErg Alessandro Della Casa e Francois-Xavier Dumont de Chassart, dell'amministrazione finanziaria di Total. Nei loro confronti è ipotizzato il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti». L'inchiesta nasce da accertamenti di natura fiscale delle Fiamme gialle sulle società, che proprio nel 2010 hanno siglato una joint-venture per l'Italia. Agli atti dell'incartamento giudiziario, che si annuncia esplosivo, risulta un'accurata informativa datata 11-9-2013, dalla quale emergerebbero gli ipotizzati illeciti dietro operazioni di acquisto di petrolio grezzo da un fornitore africano. L'oro nero, così, sarebbe stato inviato direttamente in Italia, mentre le documentazioni avrebbero fatto un giro più ampio, passando per le società Total International Ltd e Socap international Ltd, entrambe alle Bermuda, che a loro volta avrebbero fatturato alla casa madre facendo lievitare i costi.
Secondo gli investigatori si sarebbe «in presenza di elementi che depongono per l'esistenza operativa della struttura societaria emittente le fatture, con elementi che depongono per passaggi delle transazioni attraverso schermi societari fittizi, al solo fine di aumentare le dimensioni dei costi ed abbattere il relativo imponibile, operazioni economiche documentate dalle fatture». Dunque, «sulla base degli elementi di prova indicati, è ragionevole presumere che l'interposizione fittizia della società emittente (alle Bermuda, ndr) abbia la funzione di accreditare, contrariamente al vero, ipotesi di operazioni infragruppo al fine di consentire l'applicazione della disciplina del transfer pricing (tecnica di elusione fiscale, ndr)».
L'inchiesta è solo alle battute iniziali, e presto potrebbe riservare sorprese. A partire dalla presenza di altre società presenti in altri Stati dalla fiscalità agevolata, che potrebbero aver operato anch'esse per far lievitare i costi. Si tratta però di un'ipotesi al momento non supportata da altri elementi. Perché in questo primo troncone dell'indagine, le Fiamme gialle hanno analizzato il giro di fatture fasulle che avrebbe consentito all'azienda di impossessarsi di 900 milioni di euro. «Abbiamo sempre perseguito una corretta gestione e garantito il rispetto delle leggi e delle normative vigenti», ha concluso l'azienda, affermando che «la società ritiene doveroso rispettare l'indagine in corso da parte delle Autorità, alle quali ha assicurato fin dall'inizio piena e totale collaborazione». 

 

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